Critica
Le parole dette su di me
da giornalisti, artisti, critici, amici.
Sull'opera Mr. Arbitrium
Enrico Mattei
Creare con le mani per comunicare lo spirito alla materia è preghiera, avvicinarsi a cose lontane. La religiosità, come tendenza a relegarsi a un’istanza assoluta è fenomeno anteriore e più generale della fede. In qualsiasi delle possibili etimologie il concetto di religione implica una scelta che ci fa essere noi stessi. L’artista avverte per via di sentimento ciò che per via di pensiero non riesce a capire e trova nell’arte un canale per esprimerlo e comunicarlo agli altri, rende visibile il reale. Sente la sfida a riflettere il mistero che ci abita, interpretarlo, renderlo percepibile. Nella tensione verso un mistero tanto insondabile quanto affascinante l’arte è un collegamento per trovare accesso alla realtà più profonda dell’uomo e del mondo, nella sua sacralità è un ponte verso l’esperienza.
Sull'Artista
Filippo Rolla
Emanuele ha un modo pacato di commentare le sue opere e di fronte a tanto lavoro eseguito a regola d’arte con una tale precisione tecnica e formale, un’abilità del fare che si lega con eleganza alle parole che le spiegano. Subito si capisce che le sue sculture hanno una personalità così forte che riescono a viaggiare da sole nel mondo dell’arte ma ancor più quando descrive l’idea ed il progetto che vi è dietro, infatti è proprio lì che si percepisce la creatività ed il talento dello scultore Giannelli.
Sull'Artista
Antonella Serafini
"Assumono particolare importanza le scelte dei materiali e dei componenti degli assemblaggi, prevalentemente plastiche, resine ed oggetti di recupero, "scarti". L'elemento della ripetitività caratterizza tutta la sua produzione, la serialità passa dall'essere umano ai paesaggi e viceversa. Giannelli agisce ora sul doppio fronte dell'uomo e del suo ambiente urbano: con il trascorrere del tempo la condizione esistenziale non migliora".
Sull'Artista
Stefano Frascarelli
"Le sculture di Emanuele Giannelli congelano la condizione umana attuale e ce ne sottopongono una visione che potrebbe non piacere: è possibile, addirittura probabile, che il mondo contemporaneo stia trasformando sostanzialmente l’uomo e che una delle caratteristiche salienti di questo nuovo essere sia paradossalmente una carenza di umanità. Nessuno potrà affermare tale verità in modo inconfutabile ma la sensazione è che a governarci siano sempre più codici numerici e non codici morali".
Sull'Artista
Anna Lo Presti
"Assolutamente conoscitore del corpo umano, non ne fa un lavoro simbolico, non lo usa come oggetto, ma come una traccia nel tempo presente."
Per la mostra "To Lie or Not to Lie"
Gianluca Marziani
La forte consapevolezza di Giannelli risiede nella capacità di gestire materiali diversi ed eterogenei che gli permettono di lavorare anche su aspetti mimetici, sulla dicotomia tra apparenza e realtà della materia che trovo molto interessante anche da un punto di vista logistico grazie alla duttilità che le resine possiedono. Giannelli è romano ma si è trasferito giovane in Toscana, nella patria della scultura per eccellenza, a Pietrasanta. Ciò che più mi ha colpito di questo artista è la sua intelligenza estetica, il suo sapiente dialogo con lo spazio. In Italia la sua presenza esprime un'anomalia ma, al medesimo tempo, egli è un apri pista per le nuove generazioni, è come se stesse dicendo che esiste anche questa strada, una strada che non è né retrograda né conservatrice, ma che possiede una forte spinta verso il futuro. "Le differenti matrici estetiche che denotano l'approccio plastico scultoreo dell'opera di Emanuele Giannelli afferiscono a un sentimento strettamente legato al nostro patrimonio culturale che trae radici nel figurativismo della statuaria antica. Narrare oggi di un linguaggio contemporaneo che cerca le sue origini nell'antichità è una sfida complessa e dai risultati mai univoci."
Per la mostra "Altro come Possibilità"
Andrea Barretta
Altro come possibilità..."dell'uomo che riguarda l'uomo, in diverse forme a legittimare il valore dell'interazione, in un crescente carico di domande, d'inquietudini che aumentano la nostra soglia di turbamento nella dicotomia di trepidante impassibilità, nell'influenza reciproca di cause che ci fanno sentire protagonisti in una narrazione della società dell'apparire. Stati d'animo della memoria, nel vagheggiare nello sguardo dell'altro, e in esso perderci o ritrovarci. Perché Emanuele Giannelli sfiora plasmando e crea la condizione della conoscenza, quale termine di confronto per indicare un atteggiamento maestoso e allo stesso modo impietoso, perché siamo portati a grandi cose 'ma andiamo a far male ad altri per avere la nostra libertà', senza istruire altro come possibilità per quel che 'potrebbe essere e non siamo', precisa il nostro artista".
Per la mostra "Identità Alterate"
Nicolò Bonechi
Ecco che quindi si rende necessaria una riconoscenza personale e sincera nei confronti dell'artista, ma soprattutto della persona Emanuele Giannelli il quale, con la tipica ironia da borgata romana, ha saputo trasmettermi le proprie intenzioni creative. Sta tutto in questa semplicità di fondo il segreto del Nostro: attraverso un linguaggio sarcastico e pertanto facilmente riconoscibile, riesce ad affrontare tematiche esistenziali quali la discriminazione razziale e sessuale, la codificazione sociale, l'industrializzazione e la relativa serializzazione identitaria.
Per la mostra "La Danza degli Utopisti"
Enea Chersicola
"Ci sono due uomini in te, non vedi? Uno che uccide...L'altro che ama". Roxanne Pronunciata da un personaggio minore del film Apocalypse Now Redux, questa citazione illumina la dualità dell'essere umano: la sua parte costruttiva e quella distruttiva, la sua natura materna contro quella politica, la sua anima sognatrice contro quella combattiva. Questo, a mio avviso, è un tema centrale nella ricerca artistica di Emanuele Giannelli.
Tratto dal catalogo "Blocks"
Luca Beatrice
Giannelli segue la filosofia del contemporaneo, come molti artisti della nostra generazione, cresciuti sulle derive post-industriali: che il meccanismo alienante dell'iperproduzione, glorificato nei mostruosi santuari su cui si aggrappano le periferie urbane, possa contenere un altrettanto marcato desiderio di opposizione, di ribellione, di esaltazione della differenza. Quella cultura post-industriale, che avrebbe voluto trasformare tutto nel megastore dell'infelicità umana tra fabbriche, prodotti e consumi, ha invece esaltato l'anima del diverso. Primo strumento di indagine il corpo, primo vettore di una logica di ribellione dal sistema: portarne su di se i segni (dal tatuaggio al rave, dallo stato di allucinazione allo scontro di piazza) ha significato sottrarre il soggetto-oggetto al possibile meccanismo di mercato. Il corpo è fluido e schizza via, si espande e si contrae senza mai fermarsi. Per questa ragione la postindustrializzazione alternativa si è espressa soprattutto attraverso il connubio tra due immaterialità: corpi e suoni. I rumori ottenuti con gli strumenti del sistema lavorativo, se esasperati, esasperanti e parossistici, ribaltano l'unitarietà alienante e adomesticata per diventare urlo, pericolo, urgenza, allarme.